Il mondo delle case di riposo bresciane è in allarme per i problemi di sostenibilità delle strutture residenziali per gli anziani di fronte all’aumento dei costi energetici, ma i problemi riguardano anche – ma forse bisognerebbe dire soprattutto – un sistema organizzativo e gestionale da ripensare radicalmente.
È il messaggio che la Cisl provinciale manda alle istituzioni e alle associazioni di riferimento delle strutture residenziali per anziani, illustrato questa mattina in una conferenza stampa tenuta da Maria Rosa Loda della Segreteria provinciale della Cisl, e da Giovanna Mantelli, segretario generale della federazione dei pensionati Cisl.
C’è la necessità di azioni coerenti e innovative, perchè pensare di coprire i maggiori costi di gestione registrati negli ultimi mesi con l’automatismo dell’aumento delle rette è sbagliato e metterebbe in crisi migliaia di famiglie.
È arrivato il momento di mettere fine a campanilismi e gelosie, impostando processi di aggregazione condivisi tra le realtà di piccole e medie dimensioni, per ottenere quelle economie di scala funzionali a una migliore gestione. Perché potrebbero venire da qui quei risparmi necessari a compensare, almeno in parte, l’aumento dei costi energetici.
Contestualmente occorre fermare l’efficientismo organizzativo che calcola esattamente i minuti – 951 minuti a settimana – che gli operatori possono dedicare a ciascun anziano: una pericolosa “meccanizzazione” dei servizi che disumanizza il rapporto tra persona che ha bisogno (l’anziano) e persona chiamata a dare a quel bisogno una risposta (l’operatore), penalizzando la qualità dell’assistenza e mettendo sotto stress lavoratrici e lavoratori.
Sono problemi sui quali va aperto un confronto a livello territoriale-bresciano, sul modello di quello già attivo in Regione, per aiutare società e istituzioni a prendere atto che l’invecchiamento della popolazione impone un’agenda di azioni straordinariamente urgenti e complesse.
I DATI
Il quadro statistico di riferimento è da allarme rosso. Siamo sprofondati in un inverno demografico preoccupante (l’ISTAT avverte che la popolazione bresciana calerà di oltre 9.000 abitanti nei prossimi 10 anni, che i giovani con meno di vent’anni passeranno da 235mila a 202mila, che un bresciano su 5 avrà più di 70 anni, che le persone con limitazioni funzionali e bisognose di assistenza e cure sono in costante aumento.
Quando le famiglie non riescono più a gestire le problematiche dell’invecchiamento di un loro componente sono costrette a cercare una soluzione nella rete delle case dì riposo, nella definizione tecnica più corretta: Residenze Sanitarie Assistenziali.
Nella ATS di Brescia sono 86, per complessivi 7.066 posti letto
La maggior parte (67) sono Fondazioni e la natura giuridica è in prevalenza “privata”.
Sono soprattutto di piccole e medie dimensioni: 29 quelle che hanno meno di 60 posti; 43 le case di riposo tra i 60 e i 120 posti; 14 quelle tra i 120 e i 200 posti.
La retta media giornaliera va da un minimo di 56,23 ad un massimo di massimo di 62,93.