“Porre dei vincoli di accesso ai luoghi di lavoro mediante il green pass non rientra nel perimetro del protocollo che si è definito insieme ad aprile ed in ogni caso è una modalità discriminatoria di controllo che non può essere imposta con una circolare alle aziende”.
E’ lapidaria la risposta della Segreteria della Cisl nazionale alla proposta lanciata da Confindustria di rendere obbligatorio il green pass all’interno delle aziende, pena la sospensione dal lavoro o un cambio di mansione, per tutelare la salute dei propri dipendenti e dei processi produttivi.
Pluda: “Non servono strumenti coercitivi”
Il quotidiano Bresciaoggi ha chiesto in proposito una valutazione anche ai leader sindacali provinciali. “Dovremmo, tutti insieme, cercare di avviare un percorso di sensibilizzazione – ha dichiarato Alberto Pluda, leader bresciano della Cisl – affinché le persone si sottopongano alla profilassi. È necessario che si crei una consapevolezza etica diffusa perché la vaccinazione non porta solo alla sicurezza del singolo ma dell’intera collettività. Il ruolo di ognuno di noi è di aumentare il senso di responsabilità dei dipendenti attraverso formule adeguate. Il green pass deve essere solo l’extrema ratio, senza mettere in campo però strumenti coercitivi“.