Il mondo dell’infanzia rischia di pagare un alto prezzo a causa della pandemia. Gli effetti negativi dell’emergenza sanitaria sulla riorganizzazione dei servizi e dell’accesso agli stessi devono essere contrastati e l’azione sindacale può giocare un ruolo decisivo, rilanciando il confronto con le istituzioni e con le aziende, in particolare contrattando interventi di welfare aziendale.
E’ quanto emerso nel corso dell’incontro dei Coordinamenti Welfare e Donne della Cisl Lombardia sul tema “Emergenza infanzia: essere bambine e bambini in tempo di pandemia”.
Va sostenuta la domanda di servizi da parte della famiglia
“Oggi più che mai – ha sottolineato Paola Gilardoni, segretario regionale Cisl Lombardia, introducendo l’incontro – è necessario lavorare per fare rete: sindacati, istituzioni, associazioni . Da tempo sollecitiamo la Giunta della Regione affinché sostenga la domanda di servizi per l’infanzia da parte delle famiglie concorrendo al costo sostenuto dalle stesse per l’iscrizione e la frequenza. Sui nidi, in particolare, abbiamo presentato proposte legate all’utilizzo dei fondi europei Fse e Fesr, chiedendo di rivedere la misura dei Nidi gratis rifinanziandola. Per le scuole dell’infanzia, invece, abbiamo chiesto un sostegno dedicato alle famiglie, affinché siano agevolate e possano iscrivere i bambini”.
Gli Asili Nido coprono solo il 26% della potenziale necessità
In Lombardia, dati Istat, risiedono poco meno di 500.000 bambine e bambini da 0 a 6 anni; oltre 228mila sono nella fascia di età tra 0 e 2 anni e oltre 254 mila quelli nell’età della scuola dell’infanzia. I posti disponibili negli asilo nido, pubblici e privati, coprono solo il 26.5% della potenziale domanda, a fronte di un obiettivo europeo del 33%.