La cattiva gestione della sanità in Lombardia travolge anche le migliaia di lavoratori somministrati. Al pari dei dipendenti diretti continuano a svolgere instancabilmente il proprio dovere all’interno di ospedali, case di cura e ambulatori nel ruolo di operatori sanitari: a loro però non è stato riconosciuto il trattamento economico integrativo appannaggio invece del personale a tempo indeterminato della sanità dopo i tragici primi mesi del 2020.
In occasione dello sciopero indetto lo scorso luglio da Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp Lombardia (nella foto il gruppo bresciano che vi ha partecipato), una delegazione sindacale era stata ricevuta in Regione Lombardia che aveva assunto due precisi impegni: inviare entro settembre una lettera di intenti con la quale l’assessore Giulio Gallera avrebbe accolto le ragioni della rivendicazione da parte dei lavoratori somministrati; fissare una data di incontro con l’assessore stesso per chiudere la partita.
“Siamo ormai alla fine di ottobre e tutto tace – spiegano in una nota le organizzazioni sindacali – e in questa fase di recrudescenza del morbo riteniamo questo comportamento irriguardoso ed offensivo verso lavoratori che hanno combattuto con estremo coraggio la battaglia al virus. A questo punto facciamo appello al Presidente della Giunta e al Consiglio regionale affinché possano prendere al più presto a cuore la questione e garantire il riconoscimento dell’integrazione straordinaria e con essa quella parità di trattamento economico che muove da sempre la nostra azione sindacale”.
In assenza di risposte da Felsa Cisl, Nidil Cgil e Uiltemp Lombardia proclameranno nuovamente lo stato di agitazione.