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“Dote infanzia”, un bonus con vincoli troppo penalizzanti
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“Dote infanzia”, un bonus con vincoli troppo penalizzanti

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Pubblicato il 27 Dicembre 2019

Nei giorni scorsi la Giunta Regionale ha approvato la delibera che introduce per il 2020 la Dote infanzia per l’utilizzo di servizi e l’acquisto di arredi, per le famiglie con almeno un figlio che compirà 4 anni nel corso del 2020, e con un genitore con residenza in Lombardia da almeno 5 anni. Il contributo verrà erogato in forma di bonus del valore compreso tra i 200 e i 500 euro, stabilito in base all’ISEE, incrementabile in base al Fattore Famiglia del richiedente

Un elemento discriminatorio quello della durata della residenza – accusano i sindacati – se si considera che per accedere alla quota aggiuntiva del Fattore Famiglia occorre essere residenti in Lombardia da almeno 7 anni, limitando così la tutela di quelle famiglie in stato di bisogno che, anche per esigenze di lavoro, decidono di trasferirsi nel territorio lombardo”.

 

LA REGIONE NON HA TENUTO CONTO DELLE OSSERVAZIONI
E DELLE PROPOSTE DELLE PARTI SOCIALI

Cgil Cisl Uil Lombardia chiedono alla Regione di riprendere il confronto avviato ma del quale non ha tenuto conto per nessuna delle osservazioni e proposte inviate tanto all’Assessorato alla Famiglia quanto all’Osservatorio sull’attuazione del “Fattore Famiglia” lombardo.

Il contributo derivante da Dote infanzia – fanno osservare le organizzazioni sindacali – si colloca nell’ambito di un sistema di interventi di per sé già frammentato e non concorre alla definizione del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita fino all’inserimento nella scuola primaria”. E’ in questa logica che Cgil, Cisl Uil Lombardia hanno proposto la possibilità di destinare il voucher alle famiglie in modo progressivo, considerando l’intera fascia di età dai 3 ai 6 anni, anche per ridurre le spese in caso di iscrizione e frequenza del bambino alle scuole dell’infanzia, per soggiorni climatici e frequenza a centri estivi.