Il Governo rinvia le assunzioni nel Pubblico impiego. Sale la protesta
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Il Governo rinvia le assunzioni nel Pubblico impiego. Sale la protesta

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Pubblicato il 24 Dicembre 2018

Sale il pressing dei sindacati confederali verso il Governo e la manovra economica: chiedono interventi seri su crescita e lavoro, mentre le sigle del pubblico impiego sono sul piede di guerra, causa rinvio al 15 novembre 2019 delle assunzioni nel settore.

“Il governo – attaccano Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl-Pa – ha fatto molta propaganda sulle assunzioni nella pubblica amministrazione e ora, a dispetto di un ddl che ha voluto chiamare concretezza, fa un passo indietro negando se stesso. Dopo aver presentato, unitariamente, proposte per una Pubblica amministrazione migliore, a partire dal varo di un piano straordinario di assunzioni, ora non staremo fermi: siamo pronti alla mobilitazione”.

Contro il rinvio si schiera anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri. Un fatto “gravissimo” che, secondo Boeri, “mette l’Inps in grave difficoltà di fronte alle sfide che dovrà affrontare a partire dall’introduzione di quota 100 e reddito di cittadinanza”.

A lanciare l’allarme sulla manovra è anche la Cei. In attesa della presentazione e dell’approvazione della legge di Bilancio in Parlamento, i vescovi italiani si dicono in ansia per il provvedimento. “Stiamo seguendo i contenuti – spiega in una nota il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo – rispetto ai quali non mancano elementi di preoccupazione” soprattutto in merito a obiettivi per realizzare i quali si “vanno a colpire fasce deboli della popolazione e settori strategici”. “Vogliamo sperare – sottolinea la Cei – che la volontà di realizzare alcuni obiettivi del programma di Governo non venga attuata con conseguenze che vanno a colpire fasce deboli della popolazione e settori strategici a cui è legata la stessa crescita economica, culturale e scientifica del Paese”. In particolare “se davvero il Parlamento procedesse con la cancellazione delle agevolazioni fiscali agli enti non commerciali (con la soppressione dell’aliquota ridotta Ires), verrebbero penalizzate fortemente tutte le attività di volontariato, di assistenza sociale, di presenza nell’ambito della ricerca, dell’istruzione e anche del mondo socio-sanitario”. La Cei fa notare che “si tratta di realtà che spesso fanno fronte a carenze dello Stato, assicurando servizi e prossimità alla popolazione”.

 

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