Telefonia mobile, recesso o migrazione sono gratuiti. Sentenza in aiuto dei consumatori
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Telefonia mobile, recesso o migrazione sono gratuiti. Sentenza in aiuto dei consumatori

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Pubblicato il 2 Gennaio 2017

Il recesso da un contratto stipulato con operatori di telefonia non può comportare dei costi, in qualunque modo siano denominati e neanche indiretti. Una sentenza emessa recentemente dal Tribunale di Taranto – informa Adiconsum, l’associazione dei consumatori promossa dalla Cisl – fa chiarezza sulle forzature delle aziende fornitrici del servizio. Infatti, chi oggi disdetta un contratto di telefonia si trova a dover pagare i cosiddetti “costi di disattivazione” che, nei fatti, hanno sostituito le vecchie penali eliminate a suo tempo dal decreto Bersani.

LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI TARANTO

Nelle motivazioni della sentenza si legge che i contratti per adesione stipulati con operatori di telefonia “devono prevedere la facoltà del contraente di recedere dal contratto e di trasferire le utenze presso altro operatore senza vincoli temporali o ritardi non giustificati e senza spese non giustificate dai costi dell’operatore”. Per il Tribunale, infatti, l’intento del legislatore è quello di favorire la concorrenza piena nel mercato della telefonia eliminando i costi correlati al recesso operato dall’utente, parte debole del rapporto.

“Il costo di disattivazione o di migrazione, posto che in quest’ultimo caso si ha un passaggio dell’utente ad altro operatore, di per sé non può giustificarsi perché si finirebbe per rendere oneroso il recesso, che invece la legge ha voluto gratuito”.

CONTESTARE I COSTI DI DISATTIVAZIONE

Alla luce di questa sentenza è dunque possibile contestare i “costi di disattivazione” – spiegano allo sportello Adiconsum – e  tutti coloro che dovrebbero trovarsi in bolletta simili addebiti possono aprire un contenzioso nei confronti delle società telefoniche”.