Il Dipartimento di Pubblica sicurezza la chiama razionalizzazione dei presidi sul territorio; i sindacati di polizia traducono: “Siamo di fronte ad un piano di chiusura selvaggia di centinaia di uffici. Il progetto prevede la chiusura di una dozzina di commissariati, la cancellazione di una ventina di presidi della Stradale, di una trentina di quelli della Polfer, delle squadre nautiche, della maggior parte delle sezioni della polizia postale; sforbiciata anche alle “scuole” per concentrare in solo tre strutture la formazione di base degli agenti.
LA COPERTA CORTA
Oggi i poliziotti in servizio sono 95.000 e sono diminuiti in pochi anni di 15mila unità. “Attraverso meccanismi di ottimizzazione delle risorse e di maggiore efficienza della macchina organizzativa – aveva detto qualche mese fa Il capo della Polizia Alessandro Pansa – cercheremo di rendere meno basso il livello di sicurezza”.
LE DUPLICAZIONI ESISTENTI
La parola chiave è razionalizzazione: promuovendo sinergie tra i presidi territoriali delle diverse forze di polizia si punta a sfruttare al meglio le risorse presenti, evitando duplicazioni: ad esempio, si può chiudere il commissariato di polizia in un territorio dove è già presente una compagnia di carabinieri. Due le direttrici: una interna alla polizia di Stato che prevede una revisione dei presidi delle quattro specialità (stradale, ferroviaria, postale e frontiera), l’altra è concertata con il Comando generale dei carabinieri e porta ad una rivisitazione dei presidi sul territorio. Il progetto è stato inviato a questori e prefetti che dovranno dare un parere entro la prima metà di marzo.
UN PROGETTO CHE NON HA ASCOLTATO
CHI DOVREBBE GARANTIRE LA SICUREZZA NONOSTANTE I TAGLI
In una nota congiunta firmata da Siulp, Sap, Siap, Anfp, Silp-Cgil, Ugl Pds, Coisp, Consap e Uil Polizia, i sindacati lamentano di essere stati informati a cose fatte, vale a dire “dopo che era già stata predisposta una blindata volontà di procedere ad una chiusura selvaggia dei presidi”. Protestano perché il progetto “non fa alcun riferimento a come poter garantire il territorio e la sicurezza dei cittadini in quei luoghi – e sono tanti – nei quali verranno soppressi i presidi; perché non tiene conto delle aspettative del personale; perché non esiste una volontà di chiarire come e a favore di chi verranno utilizzate le centinaia di milioni di euro di risparmio”.
La questione verrà posta con forza al riconfermato Ministro dell’interno, perché in gioco – affermano i sindacati – c’è la sicurezza dei cittadini e dei diritti dei poliziotti.