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Sindacati europei: il 4 aprile a Bruxelles per il lavoro e nuove politiche industriali
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Sindacati europei: il 4 aprile a Bruxelles per il lavoro e nuove politiche industriali

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Pubblicato il 10 Gennaio 2014

La CES, Confederazione europea dei sindacati, ha convocato per venerdì 4 aprile 2014 a Bruxelles una nuova euromanifestazione per chiedere il rafforzamento della dimensione sociale dell’Europa, nuove politiche industriali e occupazione di qualità.

La manifestazione precederà di poco più di un mese le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo (in programma tra il 22 e il 25 maggio) alle quali seguirà la formazione della nuova Commissione europea per il periodo 2014-2018.

PROGETTO EUROPEO INDEBOLITO – Per i sindacati europei l’attuale Commissione ha indebolito il progetto europeo, con politiche di austerità che hanno di fatto prolungato la crisi economica e sociale. Tutto ciò mentre ancora c’è un concreto rischio default nell’Unione. La crisi, infatti, non è finita. Non è sufficiente tutelare il libero mercato per uscire dalla crisi, bisogna rafforzare le protezioni sociali, cambiare il corso delle politiche europee dimostrando di voler fare qualcosa di concreto per proteggere e creare occupazione.

INVESTIMENTI, CRESCITA, OCCUPAZIONE – L’Euromanif del 4 aprile sarà un’occasione importante per la CES – il cui acronimo internazionale è ETUC, European Trade Union Confederation – per riaffermare i cardini del piano d’azione presentato a novembre (Una nuova via per l’Europa) che prevede nell’area dell’Unione europea un investimento di un ulteriore 2 per cento del prodotto interno lordo ogni anno per oltre 10 anni a favore di politiche industriali e occupazione di qualità.

IL RUOLO DELLA BANCA EUROPEA – Rafforzare la dimensione sociale dell’Europa – sostiene la CES– significa rigettare ogni reiterazione di quelle politiche di rigore che hanno indebolito il potere d’acquisto dei salari e peggiorato le condizioni di lavoro e le libertà sindacali, e aumentare, per esempio, di oltre quattro volte la capacità di prestito della Banca europea per gli investimenti (Bei) in progetti di sviluppo, specialmente nei Paesi più in difficoltà.

DISCRIMINAZIONI SALARIALI DI GENERE – Il sindacato europeo è molto preoccupato per il persistere delle discriminazioni salariali di genere, critica l’immobilismo e la mancanza di ambizione della Commissione europea, colpevole di non aver fatto nulla per ridurre un divario retributivo uomo-donna che attualmente è stimato al 16,2 per cento (come dire che le donne lavorano 59 giorni senza essere pagate), con una forbice che va dal 27,3 per cento dell’Estonia al 2,3 della Slovenia.

Una vera e propria violazione di quelle leggi dell’Unione – denuncia la CES – che hanno fissato una serie di importanti principi come la parità retributiva per lo stesso lavoro, la parità sul luogo di lavoro e diritti minimi per il congedo di maternità.