I centri commerciali non sembrano piacere ormai più a nessuno: il sindacato ne denuncia gli effetti dirompenti nella rete commerciale, i commercianti auspicano scelte più oculate da parte della politica, gli amministratori locali assicurano il loro impegno. Se però si passa dalle dichiarazioni d’intenti all’operatività, i commercianti che si scagliano contro i centri commerciali sono gli stessi che acquistano spazi nella grande distribuzione, e gli amministratori che dicono di difendere il commercio al minuto siedono in una Giunta che ha varato un piano generale del territorio che prevede tre nuovi centri commerciali.
Non è stato un convegno per modo di dire quello promosso stamattina dalla Fisascat Cisl di Brescia (“I centri commerciali: sviluppo occupazionale o speculazione immobiliare?”) nell’Auditorium della sede cittadina. E’ stato un confronto vero, un dibattito appassionato, a tratti particolarmente vivace.
Né è emerso uno scenario troppe volte sottovalutato anche da chi autorizza i grandi insediamenti commerciali. “Manca una visione di lungo periodo – sintetizza Alberto Pluda, Segretario generale della Fisascat – perché con il trend attuale non c’è sostenibilità commerciale (vendite) né occupazionale. Gli unici a guadagnare dalla continua cementificazione sono i grandi capitali finanziari che vivono di speculazioni immobiliari, e poi i Comuni che introitano importanti oneri di urbanizzazione”. C’è bisogno -questo il messaggio conclusivo del convegno – di ripensare radicalmente il rapporto tra territorio e superfici commerciali, di processi decisionali partecipativi, di piani del commercio maggiormente coordinati.