Il Giornale di Brescia dedica al Primo Maggio l’editoriale firmato da Giuseppe Bertagna ed un bell’articolo di Francesca Sandrini su chi il lavoro lo cerca, l’ha perso, lo sogna, riprendendo i dati Istat più recenti in tema di occupazione. Sui numeri si concentra anche un articolo di Bresciaoggi.
Al Primo Maggio è dedicato anche quest’anno il logo della prima pagina di Google, il più importante e usato motore di ricerca del web.
L’EDITORIALE DEL GIORNALE DI BRESCIA
Giuseppe Bertagna, professore universitario e membro del comitato di redazione de La Scuola Editrice che da molto tempo si occupa di pedagogia del lavoro, firma l’articolo di fondo del Gornale di Brescia di oggi, intitolato: “Lavoro e cultura per un nuovo miracolo italiano”. La riflessione muove dalla citazione di un discorso di De Gasperi a Milano nel primissimo dopoguerra, quando disse che «una è la nostra forza, la forza del lavoro e della cultura italiana». Se si disuniscono le tre componenti che costituiscono questa forza –osserva Bertagna – nessuna società più avanzata e giusta sarà mai possibile.
Un nuovo “miracolo italiano” è possibile se si è in grado di riqualificare quella forza evocata da De Gasperi. Innanzitutto attraverso «il lavoro come risultato intelligente delle mani. Non c’è da fuggire il lavoro manuale come è stato insegnato per troppi anni. In qualunque forma si presenti. Non lo si può affidare alle mani degli altri per tenere pulite le nostre». E poi la consapevolezza che la vera cultura non è quella espressa da pochi, elitari intellettuali, ma è il portato della storia a cui apparteniamo e che ci coinvolge.
Bertagna conclude l’editoriale ricordando che «la nostra civiltà, quella che ha dato senso al lavoro e alla cultura, è la civiltà della persona. Questa la vera forza unificante. Mai dimenticarlo. Soprattutto il Primo Maggio. La persona, infatti, non ha prezzo, ma dignità; non merita sospetto, ma rispetto; non ha diritti, ma è lo stesso diritto sussistente; non ha valori (morali, sociali, estetici, religiosi?), ma è essa stessa la fonte dei valori; non è mai mezzo, strumento, ma sempre e soltanto fine. Ricordarlo quando si lavora e si fa impresa è rivoluzionario».