Il Ministro Riccardi su permessi di soggiorno e riforma della cittadinanza
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Il Ministro Riccardi su permessi di soggiorno e riforma della cittadinanza

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Pubblicato il 11 Gennaio 2012

Parole chiare, subito apprezzate dalla Cisl, quelle che il neo Ministro Andrea Riccardi ha usato nel corso di una audizione parlamentare sui temi dell’immigrazione. Riccardi ha parlato dei tempi di validità dei permessi di soggiorno e delle iniziative per il riconoscimento del diritto di cittadinanza ai figli di famiglie immigrate nati in Italia.

PERMESSI DI SOGGIORNO Prolungare dagli attuali sei mesi ad un anno il periodo durante il quale un immigrato può cercare un lavoro. Lo ha detto il Ministro per l’Integrazione, Andrea Riccardi, in audizione in Commissione parlamentare Affari costituzionali, che annuncia un confronto con il Ministro dell’Interno. Circa 600 mila permessi di soggiorno sono scaduti e tra 250 mila e 350 mila stranieri rischiano di diventare irregolari. “Non vorrei che l’Italia diventi un luogo di turn over, di braccianti semestrali. La mia preoccupazione è quella di perdere lavoratori che già hanno fatto un pezzo di percorso di integrazione”.

DIRITTI DI CITTADINANZA Riccardi ha parlato anche della riapertura del confronto sulla riforma della legge sulla cittadinanza a favore dei figli di immigrati nati e cresciuti in Italia. “Ritengo molto opportuna la ripresa dei lavori in materia di cittadinanza e assicuro che il Governo non farà mancare il suo impegno. Deve prevalere non lo ius soli o lo ius sanguinis ma lo ius culturae, perché questi giovani sono cresciuti immersi nella cultura italiana”.

L’APPREZZAMENTO DELLA CISL “Il richiamo del ministro Riccardi a lavorare per l’integrazione, quella vera, non solo quella politicamente corretta, deve passare anche attraverso la modifica della legge sulla cittadinanza che è una necessità stringente per dare risposta ai migliaia di giovani definiti immigrati ma che si sentono italiani – ha commentato Liliana Ocmin, Segretario confederale della Cisl – dobbiamo salvaguardare le famiglie immigrate stabilmente presenti sul territorio italiano che negli anni hanno contribuito e contribuiscono con il loro lavoro, al bene comune del nostro Paese. Riconoscere il valore del loro contributo, vuol dire applicare in pieno il principio delle pari opportunità, anche a partire dall’estensione del permesso di soggiorno per coloro che perdono il lavoro e che, un limite temporale di appena sei mesi e decisamente inappropriato in questo periodo di profonda crisi, rischia di rendere irregolare. La naturalizzazione non è una scorciatoia, ma un atto di impegno con diritti, doveri e responsabilità a cui tutti siamo chiamati, italiani ed immigrati. E’ tempo di agire fuori dalle discussioni polemiche e banali che non aiutano il dialogo democratico e di crescita culturale, economica, sociale di cui, in questo particolare momento, l’Italia ha bisogno”. La Cisl rinnova il suo impegno a dar voce ai diritti di un’ intera generazione, quella dei nuovi cittadini italiani, lontana dalle ideologie, ma nella consapevolezza, che questo resta un banco di prova di civiltà con cui, volenti o nolenti, dovremo confrontarci”. (conquistedellavoro.it)